FAM Global Defence FUND 2023: pubblicità ingannevole?

Ieri mi è capitato di leggere questa notizia tra le news di Fineco:

Fineco Asset Management, società’ irlandese di gestione del risparmio interamente partecipata da FinecoBank, annuncia il lancio di Fam Global Defence Fund 2023, un fondo a capitale interamente protetto. In una fase di mercato contraddistinta da volatilità e incertezza, FAM conferma così l’attenzione alle esigenze dei risparmiatori e la capacità di offrire loro risposte tempestive.”

Mi occupo di risparmi dal 1986, ne ho viste e sentite molte…quindi non mi scandalizzo, ma cerco di approfondire ogni notizia.
La prima cosa da fare in questi casi è cercare la documentazione ufficiale che deve accompagnare il prodotto.
Nella ricerca mi sono imbattuto in un video che lo pubblicizza.
https://www.youtube.com/watch?v=866LackqU0s

Che ne dite? Corriamo ad acquistarlo?

Le parole utilizzate nel video non credo siano corrette per presentare uno strumento di investimento pertanto, per darvi la possibilità di confrontare il testo pubblicitario con il Kiid, documento obbligatorio che deve contenere le informazioni chiave per l’investitore, riporterò sotto il testo pubblicitario e di seguito il contenuto del Kiid.

Contenuto delle pubblicità
In tempi di alta volatilità e di tassi negativi, dove la liquidità è penalizzata investire può sembrare difficile, ma non deve per forza esserlo. Fineco Asset Management, ti propone un fondo il cui obiettivo è preservare il 100% del tuo capitale con una durata di 3 anni, per far crescere il tuo investimento in modo sicuro ed in piena tranquillità.
Fam Global Defence protegge a scadenza il tuo capitale investito e ti offre inoltre una cedola fissa dell’1% tutti gli anni, già al netto dei costi, con un solido basket obbligazionario il tuo investimento generà cosi un rendimento atteso del 3% al termine dei 3 anni.
Valorizza i tuoi risparmi con una solida protezione!”

Nel video, al secondo 0,53 compare l’avvertenza, scritta per pochi attimi, “l’obiettivo non è garantito”;
avvertenze finali nel video, al minuto 1 e 15 (vi conviene bloccare il video;
al minuto 1 e 18, anche qui vi consiglio di bloccare il video.

Contenuto del KID
L’Obiettivo di investimento del Comparto consiste nel fornire agli Azionisti un Dividendo in ogni Data di pagamento dei dividendi e cercare di proteggere il Valore patrimoniale netto per Azione del Comparto affinché equivalga al 100% del Prezzo di offerta iniziale alla Data di scadenza.
Il Comparto è a gestione attiva. Non vi è alcuna garanzia che l’obiettivo di investimento venga effettivamente conseguito e gli investitori sono espressamente avvertiti che il Fondo non è un prodotto con capitale garantito.
Consigliato per investitori al dettaglio.
Per gli investitori che possono permettersi di accantonare il proprio capitale per il periodo di detenzione raccomandato di 3 anni
Che puntano ad ottenere un reddito nel periodo di detenzione raccomandato di 3 anni.
Che comprendono il rischio di perdita di una parte o della totalità del capitale investito.
Questo Fondo potrebbe non essere indicato per investitori che intendono richiedere il rimborso delle proprie partecipazioni nel periodo di detenzione raccomandato di 3 anni.

Spese
Spese di Sottoscrizione 2,00% (online 1,00%; entrambe possono essere azzerate dal collocatore).
Spese correnti 0,80%.
I cfaofs (consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, cioè gli agenti di commercio, iscritti all’Ocf che per conto della mandante promuovono la vendita dei prodotti, possono azzerare completamente le commissione di sottoscrizione, ma non hanno nessun margine di manovra per le spese correnti)

Profilo di Rischio e di Rendimento
Il fondo ha un rischio 3 in una scala da 1 a 7, dove ad 1 corrisponde un rendimento potenziale inferiore e a 7 un rendimento potenziale superiore (a questa classe di rischio corrisponde una possibile volatilità media nel range ± 2/5%; questo per correttezza dovrebbe essere spiegato perché dopo il video che abbiamo visto non credo che un risparmiatore abbia chiaro questo concetto).

Ulteriori rischi significativi
Rischio connesso ai derivati: i derivati generano un effetto leva nel Comparto e potrebbero amplificarne i guadagni o le perdite in seguito alle variazioni del valore degli investimenti sottostanti.
Rischio di controparte: il fallimento delle controparti in derivati del Comparto, qualora gli accordi sul collaterale si rivelassero insufficienti per coprire tale rischio, può dare luogo a perdite.
Rischio di credito: il livello di protezione offerta dal Comparto non è garantito ed è sempre soggetto al rischio di default dell’emittente degli investimenti del fondo acquistati dal Comparto.
Rischio di concentrazione: a causa della composizione degli investimenti del fondo, il portafoglio del fondo può essere più concentrato geograficamente e/o settorialmente rispetto ad altri fondi di investimento con portafogli più diversificati.

Conclusioni
Non so, se si tratta di pubblicità ingannevole, lo decideranno le autorità competentidi certo ho impiegato qualche ora per trovare tutta la documentazione e parte di questa non è presente nel sito della società irlandese del gruppo Fineco.
Si tratta di un fondo che sarà investito principalmente in Italia, che potrà utilizzare anche strumenti rischiosi, come i derivati e soprattutto, non fornirà nessuna garanzia di risultato. Risultato che sarà ulteriormente penalizzato dalle eventuali spese di sottoscrizione e sarà pesantemente influenzato dallo spread della fase di avvio gestione.
Posso chiudere parafrasando… Un video (anche ben fatto) non fa un buon prodotto!

Nuovi strumenti finanziari – Fondo Chiuso di private equity per clienti retail – pro e contro

Azimut, uno dei principali operatori italiani del risparmio gestito quotato alla borsa di Milano, ha lanciato nei giorni scorsi il fondo di investimento chiuso denominato Azimut Demos 1’ nome che vuole indicare il processo di democratizzazione di una particolare tipologia di investimenti, quella in aziende non quotate di piccole dimensioni ( private equity) fino ad oggi appannaggio di investitori professionali o istituzionali.

Al di là delle roboanti parole utilizzate per pubblicizzarlo, vediamo le sue caratteristiche salienti.

Si tratta di un fondo chiuso e l’acquisto delle quote, a partire da 5.000 €, avverrà al collocamento che è iniziato in questi giorni e terminerà a fine luglio 2020, salvo il caso di chiusura anticipata.

Il Fondo ha come obiettivo il perseguimento di un ritorno assoluto attraverso operazioni di investimento e disinvestimento aventi principalmente ad oggetto: azioni, quote, obbligazioni di piccole medie imprese principalmente italiane, non quotate.  Il 100% potrà essere investito in strumenti di rischio.

Il fondo chiuso si differenzia dal fondo aperto in quanto non sarà possibile uscire dall’investimento prima della scadenza, prevista dopo 8 anni dal termine del collocamento, è inoltre presente la possibilità per la sgr di chiedere proroghe per complessivi altri 5 anni, per terminare le operazioni di vendita degli asset detenuti.

Nel collocamento sarà chiesta una commissione iniziale pari all’1% mentre la commissione di gestione sarà del 2,75%  annuo con sconti a partire dai 250.000 €.

E’ prevista una particolare tipologia di “commissione di incentivo” per i detentori di quote di classe B, riservate ad amministratori e manager della sgr, che una volta raggiunto il 35% di performance destina una quota fissa del 20% dell’extra rendimento ai soli titolari di queste quote, resta immutato la ripartizione pro quota dell’ulteriore 80%.

Nel corso della vita del fondo, le eventuali distribuzioni di valore avverranno con la modalità rimborso del capitale, questo per evitare di subire tassazioni di somme prima di aver ricevuto l’importo totale inizialmente investito.

Si tratta, inutile dirlo, di un investimento molto rischioso, come correttamente indicato nel prospetto informativo che si può scaricare nel sito, molto costoso e particolarmente illiquido.

Non e’ vero che si tratta del primo caso di fondo chiuso riservato al retail, in passato questa tipologia di strumenti fu presente nella versione fondo chiuso quotato su Borsa Italiana. Oggi tutti i prodotti lanciati agli inizi degli anni 2000 sono stati rimborsati, non tutti con soddisfazione degli investitori.

Infine credo siano palesemente censurabili le ottimistiche previsioni di rendimento lasciate intendere da Azimut nella campagna promozionale, dove ipotizza che l’utilizzo di questi strumenti possa apportare maggiori rendimenti nella misura dell’1,5-2% nel computo finale di un portafoglio. Uno strumento di questo tipo potrà essere utilizzato da investitori comunque consapevoli del rischio ed utilizzato per sostituire parte della quota oggi destinata ad azioni Italiane ed al limite europee; ipotizzando di dare un peso del 5% per ottenere un vantaggio dell’1,5% questo strumento dovrebbe rendere, ogni anno il 30% in più del mercato azionario, ipotizzando una quota del 10%, a mio avviso, esagerata, il vantaggio in termini di rendimento dovrebbe essere del 15% medio annuo…..

Nel complesso, lo trovo uno strumento ottimo per Azimut e per i suoi incaricati alla vendita, pessimo per un cliente.

CDP Tasso misto 2019/2026 IT0005374043

Mi scuso per il lungo periodo di inattività del sito.

Dietro questo periodo di assenza ci sono molteplici motivazioni, ma nessuna di valore tale da giustificarmi.

Visto che non potrò recuperare il tempo perduto, provo a concentrarmi sul presente…

Nei giorni scorsi è stata collocata da numerosi istituti bancari una emissione obbligazionaria di Cassa Depositi e Prestiti denominata: “Cdp Tasso misto 2019/2026”.

Il collocamento ha approfittato di alcune particolari contingenze e ha raccolto adesioni di gran lunga superiori alle quantità che l’emittente ha accettato di ritirare.

I richiedenti avranno indicativamente assegnate il 40% delle quantità richieste.

Prima del collocamento, un collega ne aveva parlato in questo articolo.

Nei prossimi giorni, presumibilmente il 28.06 o nella settimana successiva, il bond sarà quotato sul Mot di Borsa Italiana.

Se le condizioni dei mercati resteranno quelle attuali, credo che le quotazioni saranno subito più alte di 100, prezzo di collocamento.

Ciò è probabile perché dopo l’avvio del collocamento sono aumentate le aspettative di un nuovo calo dei tassi o di una ripresa del quantitative easing.  Inoltre il bond in questione, abbinando un primo periodo di 2 anni a tasso fisso, con rendimento pari al 2,70% ed un successivo periodo di 5 anni al tasso variabile pari all’euribor 3m + 194 bb, intercetta la domanda di investimento di molta liquidità presente nei conti correnti.

Ma ci sono altri fattori che ne hanno determinato il successo:

– a maggio il Mef non ha emesso la consueta tranche di Btp Italia;

– l’offerta di bond per i clienti retail è molto modesta, i migliori debitori riescono a finanziarsi a tassi vicini allo zero, non appetibili per i risparmiatori, mentre i debitori meno sicuri, preferiscono rivolgersi al mercato dei clienti professionali.

Anche paragonando questa emissione ai Buoni Fruttiferi Postali collocati dalle Poste Italiane, ma emessi dalla stessa CDP, il risultato è a favore di questa emissione, infatti per avere rendimenti similari con i BF Indicizzati all’inflazione, bisognerebbe avere un’inflazione media annua intorno all’1,8% al settimo anno. Ancora più importante sarebbe il confronto con i Buoni Fruttiferi Ordinari, dove il rendimento corrispondente si avrebbe mantenendo i Buoni per ben 18 anni.

E’ vero che BF e Obbligazioni hanno caratteristiche molto diverse, i primi garantiscono il capitale investito e nel caso dei BF indicizzati all’inflazione, garantiscono anche il recupero dell’imposta di bollo; a vantaggio dell’obbligazione vi è però la possibilità di monetizzare questa fase favorevole dei tassi di interesse e dello spread, vendendo il titolo.

Non esistono investimenti sicuri, quindi è necessario ricordare:

-mai esagerare con la durata residua dei bond, è causa di forte volatilità (un bond simile con stesso emittente quotato nel 2015, ha avuto prezzi oscillanti tra 100 e 91);

-mai concentrare eccessivamente il rischio con bond sull’Italia, molte variabili economiche e politiche ne condizionano fortemente la volatilità, caratteristica poco apprezzata da risparmiatori tranquilli alla ricerca di rendimenti di poco superiori a quelli garantiti dai certificati di deposito a breve termine.