Consulenza e trading

Una delle prime domande che mi fanno i potenziali clienti è quale rapporto c’è tra la consulenza e il trading:

Faremo trading spesso o di tanto in tanto?

Se ci capita l’occasione, faremo operazioni di breve e brevissima durata?

Una parte piccola del mio portafoglio la vorrei destinare al trading, può darmi indicazioni?

Nel modo di pensare comune un Consulente finanziario è colui che sa dove andrà il mercato pertanto perché non sfruttare le situazioni?

Il mio approccio alla consulenza è invece sostanzialmente diverso.

Secondo alcuni colleghi potremmo definirlo da Pianificatore Finanziario.

Tralasciamo la distinzione tra Pianificatore Finanziario e CI (non amo molto la definizione Pianificatore finanziario)  la tratterò in futuro, vediamo come comportarci nei confronti del trading.

Iniziamo col dire che possiamo effettuare trading con moltissimi strumenti, dai più comuni quali azioni e obbligazioni ai più complessi e rischiosi, i derivati.

Tralascio volutamente di parlare di questi ultimi, si capirà presto perché.

Per fare trading è necessario per prima cosa quantificare quanta parte del portafoglio vogliamo dedicare ad operazioni  “speculative” e quanta parte destinare ad investimenti di medio lungo periodo.

Per decidere su quali strumenti effettuare trading è utile conoscere dei metodi di analisi, chiamati comunemente tecniche, che possono essere usate da sole o in combinazione tra loro, vediamole brevemente:

– “l’analisi tecnica”  è  lo studio dell’andamento dei prezzi dei mercati finanziari nel tempo, allo scopo di prevederne l’andamento futuro;

-“l’analisi fondamentale” è lo studio dei dati economici dell’azienda, del suo settore di appartenenza e delle fasi congiunturali per valutare quali titoli sono a sconto e quali sono cari.

-“l’analisi quantitativa o algoritmica” è la ricerca di modelli matematici complessi che possano in maniera automatica e il più possibile neutra fornire segnali di sottovalutazione o sopravvalutazione di un’attività economica. In genere è basata sia su dati economici quali fatturati, margini, crescita, sia su alcuni dati riguardanti gli scambi nei mercati, si tende in questa tecnica ad eliminare qualsiasi valutazione soggettiva .

Qualsiasi attività di trading presuppone basilari precauzioni:

stabilire il limite alle perdite delle singole operazioni e in totale;

operare con una certa regolarità pur mantenendo sangue freddo nei momenti di forte turbolenza;

utilizzare un intermediario affidabile con bassi costi di negoziazione;

conoscere in maniera ottimale gli strumenti oggetto del trading, (motivo per cui sconsiglio i non esperti all’utilizzo di derivati).

Nella mia attività di consulenza vengono a volte inseriti singoli titoli azionari selezionati sulla base dei dati fondamentali, lo scopo è quello di individuare alcune evidenti situazioni di sottovalutazione o agganciare trend di mercato considerati ancora interessanti, con strumenti fiscalmente più efficienti dei fondi o degli etf.

Non fornisco invece attività di consulenza a chi chiede esclusivamente di focalizzarsi sul trading, questa scelta, come le altre che prendo nella mia attività, è dettata dalla convinzione che è tecnicamente impossibile fornire adeguate informazioni con precisione e tempestività, requisiti essenziali per il successo dell’attività di trading.

Chiarito il mio modo di operare riguardo al trading vi parlo ora di una strategia di investimento che sto seguendo da più di 2 anni.

Ho deciso di monitorare un portafoglio di sole azioni italiane presenti nel Ftse Mib (in seguito denominato Studio Ftse Mib),  i titoli vengono scelti  partendo dall’analisi tecnica, viene implementata con indicatori di analisi fondamentale e fornisce una selezione che settimanalmente viene comunicata ai clienti.

L’obiettivo del portafoglio è sovraperformare nel tempo l’indice Ftse mib, soprattutto riducendo la volatilità e le forti perdite, per fare questo si utilizza una composizione flessibile del portafoglio che può essere investito dallo zero % in alcuni periodi al 100% in altri.

Ci sono delle limitazioni all’uso di questo portafoglio:

Può essere fornito solamente a clienti che utilizzano la consulenza dello studio per più dell’80% delle proprie risorse;

Per utilizzare il portafoglio è necessario avere a disposizione almeno 30.000 €;

Questo particolare portafoglio non può pesare + del 20% sul totale delle somme detenute dal cliente;

Le operazioni consigliate devono essere realizzate dai clienti entro la giornata della mail, nel caso di impossibilità ad operare in tempi rapidi si sconsiglia di utilizzare questa particolare attività.

Studio Ftse Mib prevede l’investimento in 10 titoli al massimo, mai più di due bancari, in questi giorni è investito per il 90%.

Dall’inizio, 18.10.2010, ha realizzato una performance totale del 39,28%, rispetto al -23,61% dell’indice Ftse Mib e rispetto al -5,08% dell’indice Fideuram Azionari Italia, riuscendo a sovraperformare nelle fasi di ribasso e mantenere buoni risultati nelle fasi di rialzo; il max Down draw nel periodo è pari al 9,30%, per l’indice il valore si attesta al 34,97%.

I risultati ottenuti sono al lordo delle tasse e delle commissioni di negoziazione che ogni investitore dovrà calcolare in proprio in base all’intermediario utilizzato.

Settimanalmente fornirò, nella pagina Trading System, la quota di titoli investita, per esempio 90% come in questa settimana, e il rendimento del portafoglio dall’inizio dell’anno. Una volta al mese circa sarà presente anche il grafico del portafoglio dalla partenza.

COMPARAZIONE MODELLO-S. E. FTSE MIB PERIODO

COMPARAZIONE MODELLO-S. E. FTSE MIB ANNUO

 

Dieci anni di consulenza

Il mese di Luglio del 2003 fu uno dei mesi più caldi che ricordi. 

In quel periodo prendevo la decisione di lasciare la banca e intraprendere la professione, allora pionieristica, di Consulente finanziario indipendente. 

Scelsi  cioè di fornire consigli ai clienti e per questo fatturare loro la parcella. 

Anche i miei amici più cari e i clienti della banca che avevano in me più fiducia provarono a farmi desistere,ma oramai la decisione, covata per mesi, era già stata presa. 

Dopo la pausa agostana dal 3.09.2003 divenni operativo. 

Tra i primi investimenti che iniziai a consigliare c’erano i primi Etf quotati su Borsa Italiana. 

Alcune banche iniziarono da subito a negoziarli, altre si adeguarono nei mesi successivi, alcune, anche importanti, per anni non consentirono acquisti di questi prodotti presso le loro filiali. 

Oggi sono passati quasi 10 anni dall’inizio della mia attività e i primi Etf quotati su Piazza Affari vantano una storia decennale che consente  confronti con i fondi e sicav  a gestione attiva  assolutamente probanti riguardo alla loro efficacia (o per meglio dire all’inefficienza degli altri). 

Quattro Etf hanno già i dieci anni di storia alle spalle, un quinto è stato preso in esame con “soli” nove anni di storia in quanto è molto presente nei miei portafogli. 

Nel complesso, come si può vedere dalla tabella sottostante (cliccare nell’immagine per ingrandire), tutti i prodotti analizzati hanno fatto meglio della media dei prodotti a gestione attiva della medesima categoria, uno addirittura è il migliore della categoria, due sono nel primo 20%. 

TABELLA ETF JPG

Il peggior etf confrontato con i fondi a gestione attiva ha comunque un risultato superiore alla media degli altri fondi analizzati.

Non è detto però che vadano usati da soli anzi, anche con gli etf la diversificazione è basilare, per questo motivo ho inserito nei confronti un ideale portafoglio con la presenza  equipesata di tutti e 5 i prodotti, ne è scaturito un portafoglio con l’80% di quota azionaria e il 20% di quota obbligazionario corporate, questo portafoglio l’ho confrontato con i fondi azionari internazionali, una delle categorie di fondi più comune. 

Sebbene nel portafogli analizzato manchi la presenza di etf su azioni dei paesi emergenti, l’asset che ha meglio performato negli ultimi 10 anni, il Mix ha ottenuto risultati entro il primo 25% dei fondi selezionati con una volatilità, sia pur lievemente, inferiore alla media di categoria. 

L’importanza di quest’analisi è fondamentale per le scelte di investimento, non si vuole dimostrare che lo strumento etf sia il migliore in assoluto, si vogliono invece evidenziare le difficoltà che incontra un investitore nello scegliere in anticipo quale sarà l’investimento ottimale nei prossimi  5-10 anni. 

Non essendoci nessuna certezza di poter individuare in anticipo lo strumento che sarà in grado di sovraperformare l’etf, tanto vale destinare tutto o larga parte in strumenti a gestione passiva. 

Oramai non esistono più banche che non trattano etf, ma quanti di voi ne hanno sentito parlare dal vostro interlocutore abituale?